La saggezza è saper stare con la differenza
senza voler eliminare la differenza
Gregory Bateson
Praticamente da sempre, ho riscontrato un muro enorme da dover scavalcare.
Questo è il muro dell’ignoranza anzi, per meglio dire, della NON CONOSCENZA e della NON VOGLIA di affrontarla.
Perché dico ciò?
Perché da Preparatore Atletico per Sport da Combattimento, ho riscontrato molte volte (non sempre per fortuna) una certa diffidenza da parte degli istruttori, maestri, coach delle discipline di diversi sport di lotta.
Ed il concetto che sta alla base di questa loro diffidenza è davvero molto semplice...
E non è nemmeno colpa loro se hanno dei pregiudizi...
Lascia che mi spieghi meglio...
Questa diffidenza è dovuta ad una forma mentis distorta che nel corso degli anni si è diffusa sempre più, ovvero al fatto che istruttori, allenatori e maestri dei vari sport da combattimento, essendo degli ex atleti che hanno acquisito molta esperienza sul campo, danno per scontato che i loro risultati e traguardi raggiunti siano frutto dei loro allenamenti composti solitamente da concetti come:
Oltre a tutto ciò, si aggiunge di un allenamento standardizzato pressoché su tutto il territorio italiano, composto da:
Piccolo appunto
Ho parlato di allenamento standardizzato pressoché su tutto il territorio italiano perché ho avuto la fortuna di viaggiare negli anni per l’Italia, notando appunto queste somiglianze tra varie palestre sparse per il territorio nazionale, ma ammetto anche che, per fortuna, non allenano tutte così e lavorano veramente bene.
Fine piccolo appunto
Ciò detto, ovviamente tutti gli ex atleti che adesso sono diventati istruttori, maestri, ecc avendo ottenuto magari anche dei discreti risultati in ambito agonistico, seguendo la logica più semplice possibile, si convincono che quegli allenamenti sono i più adatti e che proprio grazie a quelli hanno raggiunto gli obiettivi.
Adesso, se tu che stai leggendo questo articolo sei un istruttore, voglio farti ragionare su una cosa:
Cosa sarebbe successo se, a parità di testa e determinazione che avevi e hai tutt’ora, ti fosse stata “somministrata” una periodizzazione dell’allenamento creata ad hoc per te per incrementare forza, velocità e resistenza, e fosse stata programmata per farti raggiungere la tua massima prestazione possibile proprio il giorno del match?
E cosa sarebbe successo se tutto ciò fosse stato applicato durante tutti gli anni in cui eri un'agonista?
Non pensi che magari anziché diventare “solo” campione italiano, magari saresti arrivato a diventare campione mondiale? O anche semplicemente ci saresti diventato solo con più facilità?
Penso che tu sappia già la risposta…
Il fatto però è che non è né colpa tua che leggi, né tantomeno di chi ti ha allenato… anni fa semplicemente ci si allenava a secondo delle credenze fondate solo sull’esperienza dei veterani, ma senza alcun fondamento scientifico…
Oggi invece abbiamo la fortuna di avere miriadi di testi che parlano della preparazione atletica e di come incrementare la propria performance secondo quelli che sono gli studi scientifici comprovati e testati su atleti d’élite che ci possono aiutare a comprendere meglio come allenare al massimo i nostri atleti.
E con l’avvento di internet abbiamo tutte queste conoscenze REALMENTE a portata di click, basta solo avere la voglia di aggiornarsi e migliorare.
Con queste conoscenze si potrebbe finalmente dire addio anche ai classici commenti come
“tranquillo se non hai fiato sul ring, è l’adrenalina!!! Vedrai che col tempo passa!!!”
Oppure come
“questi ragazzi di oggi non hanno voglia di allenarsi e faticare, ai miei tempi ci si allenava davvero!!!”
Quest'ultimo commento viene spesso preso come giustificazione al continuo abbandono della pratica di uno sport da combattimento.
Cosa succederebbe se invece, avendo a disposizione una corretta programmazione dell’allenamento, si potrebbe incrementare più facilmente la performance degli atleti emergenti evitando così anche di perderne una miriade ogni anno grazie all’incremento progressivo e graduale delle loro performance?
Per tale motivo in questo articolo ho deciso di mostrarti quali sono le 5 reali differenze presenti tra un preparatore atletico ed uno tecnico, così da comprendere a fondo il motivo per cui sia così importante che queste due figure debbano camminare su due binari paralleli anziché cercare di prevalere e sostituirsi continuamente all’altro come spesso si vede fare.
Sembra scontato parlare di questa differenza in quanto a primo impatto si potrebbe pensare che in questo caso per lavorare come preparatore, sia atletico che tecnico, la persona debba per forza di cose aver praticato quella disciplina per tanti anni.
Ma non è proprio così…
Se un preparatore tecnico debba necessariamente aver praticato per tanti anni quella disciplina specifica ed aver fatto quanta più esperienza possibile con i “grandi” del settore, per il preparatore atletico non è necessariamente così anzi, è meglio fare tutto l’opposto!!!
Più è vario il suo background più sarà capace di attingere il “buono” da altri metodi d’allenamento e applicarlo sul proprio atleta con i dovuti accorgimenti al fine di ottimizzare al massimo i risultati.
Non a caso io stesso, non avendo avuto grandi occasioni per emergere (finora), mi sono sempre dilettato in varie discipline, passando dalla boxe cinese, alla muay thai, alla kick boxing e al pugilato. Questo mi ha permesso negli anni di comprendere sulla mia pelle la fatica differente provata dai fighter in discipline differenti, capendo in prima persona su quali differenze lavorare e come lavorarci se mi trovo davanti un pugile o un un fighter di MMA ad esempio.
Se il preparatore tecnico ha alle spalle quasi sempre “solo” l’esperienza sul ring, quello atletico ha sulle spalle anni e anni di studi, non solo teorici, ma soprattutto applicati alla disciplina facendo test, aggiustamenti e continue pratiche su sé stessi e sugli atleti che segue.
Il Tecnico per aggiornarsi si guarda continuamente gli incontri dei campioni, la loro evoluzione negli anni, il loro modo di lavorare e il come portano determinate tecniche, il rapporto tra la stazza fisica ed il modo di combattere, ecc...
Il preparatore atletico, invece, oltre a guardarsi gli incontri, si tiene in continua formazione con lo studio e l'aggiornamento delle metodiche di allenamento attraverso libri, corsi di formazione e, soprattutto, l’instaurazione di feedback costruttivi con altri preparatori.
Il preparatore tecnico dovrebbe pensare sempre a solo alla tecnica, ai riflessi e alla tattica da gara. Dovrebbe pensare a trovare il miglior modo di insegnare una determinata combinazione e come renderla efficace ed efficiente sul ring.
Il preparatore atletico deve invece pensare a far incrementare al massimo possibile la capacità condizionali dell’atleta, ovvero forza, velocità e resistenza e far sì che queste capacità siano al picco massimo proprio durante il periodo di gara, NON prima, NON dopo.
Se i due preparatori lavorassero in comune in questi termini, gli atleti che ne uscirebbero sarebbero strabilianti.
Nonostante tutte le evoluzioni tecnologiche che si possono effettuare in ambito sportivo-prestazionale, il preparatore tecnico ha principalmente bisogno di una sola cosa che non può essere nemmeno inventata. Il suo OCCHIO clinico direttamente correlato alla sua esperienza. Senza di quello non può fare il tecnico in quanto non saprebbe cosa, dove e come guardare il suo atleta.
Il preparatore atletico oggi ha invece l’opportunità di usufruire in modo costruttivo di tutta una serie di tecnologie semplici e avanzate che possono tornare molto utili per monitorare le prestazioni atletiche con molta precisione, evitando così i classici commenti soggettivi come
“mi sembri migliorato” o “il tuo pugno mi sembra più forte”
Da preparatore atletico, infatti, utilizzo spesso i sensori per testare la velocità in una determinata alzata tecnica o di un pugno, utilizzo e faccio utilizzare il monitoraggio dei parametri corporei e dell’alimentazione, e utilizzo anche le applicazioni utili sia a monitorare che a testare le prestazioni dell’atleta.
Ultima ma non meno importante differenza è la posizione assunta dal preparatore atletico e dal preparatore tecnico durante un match.
A differenza del tecnico che sta necessariamente all’angolo a guardare costantemente il match e a fornire continui feedback al fighter mentre lotta cercando anche di capire e prevenire quali saranno le prossime mosse dell’avversario, il preparatore atletico si limita a guardare l’incontro dalla retroguardia.
Lui ha il compito di focalizzarsi più che altro sul power output, ovvero sull’analizzare la prestazione da gara in termini di velocità, lucidità mentale, resistenza e potenza erogata su ogni singolo colpo durante tutto il combattimento così da comprendere quale capacità condizionale è deficitaria della prestazione.
Così facendo avrà modo di capire su cosa doversi concentrare durante la prossima periodizzazione dell’allenamento che verrà somministrata nelle settimane successive all’incontro.
Con queste cinque differenze sono più che sicuro di esser riuscito a scuotere almeno un po’ quelli che sono i preconcetti errati diffusi nella maggior parte delle palestre di Sport da Combattimento, mettendo soprattutto in risalto i ruoli del preparatore TECNICO e del preparatore ATLETICO e l’importanza per il fighter di averli insieme verso l’unico obiettivo comune
VINCERE NEL MODO PIU' EFFICACE ED EFFICIENTE POSSIBILE
PER ASPERA AD ASTRA
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